Articolato in due parti, questo ciclo di sette canzoni rappresenta una sorta di ritratto musicale di una poetessa americana - molto ammirata da Robert Frost - la cui fama di maestra del verso, e del sonetto in particolare, fu controbilanciata dalla sua avventurosa - e persino famigerata - vita personale. Una "filastrocca del conteggio" (il genere del gioco per bambini "Una patata, due patate...") apre la sequenza e ricorre in frammenti come una sorta di collegamento mussorgskiano (come la Promenade in Pictures) sia tra le canzoni che all'interno di alcune di esse. In parte, come in alcuni giochi di conteggio, la rima potrebbe essere intesa come una metafora di qualcosa di natura quasi fatalistica. La prima parte esplora i temi dell'amore, del rimpianto per la sua perdita e a volte della futilità. La seconda parte, che si apre con la canzone più leggera dell'opera, si oscura rapidamente fino a diventare un'atmosfera da incubo e si conclude con il sonetto - quattordici versi - che, parafrasato, dà il titolo all'opera. La sua espressione sintetica dei dilemmi filosofici e tecnici della poetessa, che lotta per mettere nell'ordine del poema la tirannia violenta e demoniaca del Disordine esistenziale, ricorda l'antico conflitto di Dioniso e Apollo: l'archetipo che ha sostenuto tante opere artistiche. Chaos in fourteen lines è stato commissionato dalla pianista canadese Margaret Bruce.